Nella sua breve vita Zeffirino aveva già provato grandi emozioni e adesso, malgrado che sino allora avesse dimostrato di possedere coraggio e fortuna, a quel punto il piccolo polline incominciò a provare un pochino di scoramento. Gli venivano in mente le prediche delle cellule madri. “Chi lascia la via maestra dell’impollinazione sa quel che lascia e non sa quel che trova… chi le cellule madri non ascolterà una brutta fine certo farà…” “Ecco – si diceva, tutto sconsolato, ho voluto far di testa mia e non ascoltare le cellule madri ed ecco cosa mi è successo: ho rischiato di restare annegato nel temporale e sono in balia del brutto tempo.” Come spesso capita, era più spaventato adesso che il pericolo era passato, di prima, quando schivava veloce le gocce pericolose. Capita spesso anche agli umani che il ricordo dei pericoli appena trascorsi sia più spaventevole della loro reale presenza.
“Accidenti, avevo appena incominciato a gustare la mia libertà che mi trovo subito prigioniero e assediato. Forse, se avessi fatto come diceva l’Albero Padre, non mi sarei trovato in questo brutto guaio.”
Il suono di una risata soffocata interruppe il flusso dei suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso la direzione da dove giungeva quel suono e restò trasecolato. Su di un ramo vicino un gran polline di Graminacea (esattamente un magnifico esemplare di Phleum pratense) lo guardava dall’alto in basso, sogghignando. “ Smetti di frignare, piccolo cipressino. Adesso, intanto, sei al sicuro e non credo che i consigli dell’albero Padre ti avrebbero salvato dal temporale.”
Lo stupore di Zeffirino fu doppio. In primo luogo perché non si aspettava di trovare un polline di Graminacea già così precocemente, in aprile. In secondo luogo per quello che diceva il Phleum e con che tono… Il boato del tuono rimbombò di nuovo, filtrando tra le foglie che li proteggevano quasi come un accompagnamento musicale alle parole del gran polline. Zeffirino iniziò a tremare e si rincantucciò ancora più in fondo nell’incavo della quercia.
“Stai tranquillo, pollinuzzo, se te la sei cavata prima schivando le gocce, ed io ti visto bene da quaggiù, te la caverai ancora meglio adesso che sei al riparo. E poi ricorda: i temporali, prima o poi finiscono. Basta aspettare.”
La calma e la sicurezza della grande Graminacea si trasmisero a poco a poco a Zeffirino che chiese timidamente: “Ma tu chi sei ?…” Apprese dunque che il suo interlocutore si chiamava Eudosso e che era vecchissimo, difatti era stato partorito dall’antera già da diverse stagioni. Zeffirino non avrebbe mai creduto, prima, che un simile evento fosse possibile. Ma Eudosso gli spiegò che tecnicamente non era una situazione così irrealizzabile. La membrana di un polline è una corazza resistentissima agli agenti esterni. Alcuni studiosi, in passato, l’avevano paragonata allo scafo un veicolo spaziale. E, in effetti, il granulo pollinico costitutiva una piccola ma efficientissima astronave destinata a custodire il prezioso patrimonio genetico. Per sopravvivere così a lungo era bastato evitare zone particolarmente umide e stare lontano dall’amplesso mortale con un fiore femmina. Eudosso aveva imparato a scivolare sapientemente sulle correnti aeree e a scegliere le direzioni più opportune. Aveva poi trovato un sicuro riparo dai rigori dell’inverno e quando tornava la primavera eccolo di nuovo in aria, polline libero e solitario. A dire il vero non era proprio il solo, c’erano anche altri come lui, granuli pollinici anche di altre specie che avevano in comune tra loro questo desiderio di libertà che si esprimeva con il rifiuto dell’atto dell’impollinazione e la ricerca di una vita diversa da quella degli altri pollini comuni. Ne aveva incontrato a volte alcuni, ma non avevano mai familiarizzato molto tra loro. Una caratteristica di chi fa scelte controcorrenti è quella d’essere solo. Il prezzo della libertà è spesso costituito dalla solitudine. Ma di questa solitudine Eudosso andava fiero, non gli pesava e gli sembrava anzi un requisito necessario.
Il racconto d’Eudosso fu una vera rivelazione per Zeffirino. Fu la conferma di quello che egli aveva sempre pensato. Esistevano dunque altri percorsi nella vita di un polline, oltre a quelli rigidamente prefissati dalle cellule madri.
“Dunque è possibile vincere il proprio misero destino di polline” esclamò il piccolo polline “Allora anch’io potrei fare come te e vivere libero così a lungo?”
“Non ti esaltare troppo, pollinuccio bello. Poco fa sei stato bravo a schivare alcune gocce di pioggia, ma i pericoli, in questo mondo, sono tanti. Ricorda che le piante producono ogni giorno miliardi di pollini e solo pochissimi di loro trovano la loro strada giusta.”
“E qual è la mia strada giusta?”
“Lo saprai solo dopo che l’avrai trovata, o l’avrai persa.” Zeffirino rimase perplesso e , dopo un breve silenzio, disse: “Non capisco. Perché dici che lo saprò solo dopo?”
“Perché se non la troverai non arriverai in alcun posto. Mentre, se riuscirai ad imboccarla, giungerai al tuo Giardino Segreto, quello destinato a te, dove troverai tutte le risposte a tutte le tue domande”.
Questa risposta lasciò sconcertato Zeffirino. Il mistero e il fascino delle parole di Eudosso avevano acceso la sua curiosità. La voglia di raggiungere questo strano Giardino Segreto, di cui parlava la vecchia Graminacea, lo aveva già catturato.
Continua…
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